Le piante carnivore sono presenti all’orto botanico dal 2000; nel corso degli anni questa collezione è stata via via implementata e arricchita di specie di grande interesse sia dal punto di vista didattico/divulgativo che dal punto di vista scientifico.
La collezione delle piante carnivore comprende un buon numero di specie temperate alloggiate presso un tunnel coperto unicamente da una rete antigrandine e alcune piante tropicali poste all’interno di una serra riscaldata. Vi sono inoltre piante carnivore acquatiche che condividono alcune vasche della collezione delle piante palustri. Le piante carnivore colonizzano habitat poveri in nutrienti; per sopperire a questa carenza, hanno evoluto la capacità di assimilare composti nutritivi attraverso la digestione di insetti e piccoli animali, mantenendo parallelamente la loro normale attività fotosintetica.
Dionaea muscipula
Le strutture che queste piante hanno sviluppato al fine di attrarre, catturare, uccidere e digerire questi piccoli animali, sono nella maggior parte dei casi modificazioni fogliari.
Alcune carnivore autoctone, particolarmente rare, sono oggetto di progetti di conservazione ex situ; ne sono un esempio Utricularia vulgaris, Utricularia stygia e Pinguicula grandiflora.
Attualmente la collezione annovera circa 50 specie rappresentative di ogni tipologia di trappola e modalità di cattura e digestione delle prede.
Sono quindi ben rappresentate tutte le maggiori famiglie: Nepenthaceae, Sarraceniaceae, Droseraceae e Lentibulariaceae.
Una diversa tipologia di interazione con gli insetti da cui entrambi gli ospiti traggono vantaggio è quella sviluppata dalle piante mirmecofile con le formiche: le prime ottengono protezione contro eventuali parassiti e insetti fitofagi, mentre le seconde riparo e nutrimento. All’interno della collezione sono presenti tra le altre Myrmecodia tuberosa e Dischidia vidalii.