La mostra sulla domesticazione delle piante ha l’obiettivo di raccontare come siano nate le piante coltivate, a partire dal periodo neolitico in modo indipendente in varie parti del mondo. I contenuti primari della mostra sono proprio le varie specie vegetali coltivate, appartenenti essenzialmente alle famiglie delle Graminacee, delle Leguminose e delle Solanacee, nonché delle specie selvatiche da cui tali piante hanno avuto origine; a tale esposizione si affiancano vari pannelli che accompagnano il visitatore nella comprensione della domesticazione.
Le mutazioni genetiche avvengono spontaneamente in tutte le piante, anche in quelle selvatiche; ogni tanto tali mutazioni possono cambiare alcuni caratteri morfologici facilmente individuabili a occhio nudo oppure il contenuto di nutrienti o di sostanze tossiche. La domesticazione delle piante è avvenuta attraverso la selezione, da parte dell’uomo, di alcune rare mutazioni, insorte nelle popolazioni di piante selvatiche, e la loro successiva propagazione in coltivazione.
L’uomo iniziò a quindi a propagare tali piante “speciali”. Perché tale propagazione potesse avvenire, oltre alla ricerca di caratteri delle piante favorevoli per la coltivazione, l’uomo sviluppò anche la tecnica di coltivazione e di conservazione dei prodotti. Fu così che l’uomo, circa 12000-8000 anni fa, da “raccoglitore- cacciatore” diventò “agricoltore”; questo passaggio comportò, a sua volta, un cambiamento enorme per l’umanità dal punto di vista culturale, in quanto permise insediamenti stabili, una maggiore sicurezza alimentare e quindi lo sviluppo delle varie civiltà.
La mostra sulla domesticazione espone specie selvatiche progenitrici delle graminacee coltivate, in particolare di avena, grano duro e tenero, orzo e vari esemplari delle corrispondenti varietà coltivate; sono inoltre esposte le specie selvatiche progenitrici delle solanacee coltivate, in particolare pomodoro e melanzana e vari esemplari delle corrispondenti specie coltivate.